Forse mi immedesimo negli altri e nella loro sensibilità, forse è la sindrome da crocerossina o è più probabile che l’empatia che ho in certi casi, mi porti a non considerare la possibilità del fatto che ognuno di noiha il proprio modo di affrontare e di reagire agli avvenimenti. Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di considerare che ciò che io vivo come un’ ingiustizia, magari, per il diretto interessato, non viene percepita come tale o se fosse, può essere (quasi sicuramente) percepita in modo molto differente e con un’intensità molto minore rispetto al mio sentire.
LA CATTIVERIA NEI SOCIAL NETWORK
Non è certo una novità che la cattiveria sia presente anche nei social network, anzi è ben radicata nella vita reale e ce ne stupiamo che sia presente anche in quella virtuale?
Mi rendo conto che la rete rappresenta una fotografia istantanea della realtà, una parte di quotidianità in cui si palesano dinamiche che forse, nella maggior parte dei casi, nella vita di tutti i giorni non trovano terreno fertile per essere esternate.
Tutto è lecito; anonimato, prepotenza, odio, frustrazione, bisogno di sentirsi superiori, ostentazione di una vita che non corrisponde a quella reale. Tutto trova online, il campo di battaglia nel quale poter essere espresso senza i filtri che sono presenti nell’ offline.