Non sarà un post come molti blogger fanno, copiando ed incollando tristemente le informazioni di città, monumenti o luoghi che trovano su Wikipedia, ma sarà un piccolo viaggio tra le località visitate e le emozioni provate.
Quest’anno ho optato per una vacanza Siciliana all’insegna della semi solitudine e del relax (mentale), di fisico ne ho avuto ben poco.
Ebbene si, dopo anni che vari amici Siciliani mi hanno invitato ripetutamente a trascorrere un po’ di tempo nella loro terra, mi sono lasciato convincere (senza neanche tanto farmi pregare), a passare 2 settimane in questa meravigliosa isola; Il mio #toursiciliano è partito da Taormina, per approdare ad Acireale, arrivando a Catania, per poi godere delle meravigliose coste della provincia di Siracusa.
L’ unica tappa della mia vacanza che si trova nella provincia di Messina è stata Taormina. Una cittadina abbarbicata ad un altezza di 200 metri sul mare, sofisticata, elegante e snob, non tanto, ma il giusto per farmela amare. Qui le boutique delle grandi griffe si intervallano con piccole botteghe artigianali di prodotti locali come le ceramiche colorate ed i dolci tipici. Come in tutta la Sicilia è impossibile non respirare il profumo della vegetazione e della cucina locale che si può gustare nei moltissimi ristoranti e locali che si possono trovare in ogni viuzza. Purtroppo Taormina l’ho vista e vissuta per una mezza giornata ed una notte, una notte passata al Morgana Luxury Lounge, il punto di ritrovo della “Dolce vita” Taorminese in cui abbiamo passato le ore a ballare e a sorseggiare Dom Périgon… nell’anima sono un po' snob anche io…quindi Taormina per quel poco che l’ho vissuta, l’ho adorata.
Una città che non mi ha entusiasmato è stata Acireale, diversamente la zona che mi ha colpito è stata la costa ai suoi piedi, i paesini lungo la scogliera, come Santa Tecla o Pozzillo, delle realtà in cui il tempo sembra essersi fermato, il profumo delle zagare che al mattino, appena vengono riscaldate dai raggi del sole, sprigionano tutto il loro delicato profumo che va a mescolarsi con l’odore pungente del mare. Gli anziani che si posizionano con le loro sedie colorate fuori dall’uscio di casa ad osservare curiosi la vita, i borghi di pescatori come Stazzo in cui durante la notte le piccole barche in legno riposano nel porticciolo prima di affrontare una giornata in mare; un mare che nella zona del Catanese, è di un blu intenso, ma quasi mai sull’azzurro come sulle coste della provincia di Siracusa. Il colore scuro è dato dalla pietra lavica che ricopre tutta la zona. È un mare arrabbiato, che parla e borbotta di continuo, sfogando il propri sentimenti frantumandosi sugli scogli neri.
È stato paradossale vedere come alla sera, dopo una “siesta” che va dalle 13.00 alle 18.00 in cui per strada non si incontra anima viva e i pochi piccoli negozi presenti, siano chiusi, queste piccole realtà prendono vita con feste consacrate ai Santi patroni o sagre dedicate al Limone, al Pesce Spada o al Polpo; una vita notturna basata sulla voglia di stare insieme e condividere con semplicità, che ad Acireale di sicuro non ho vissuto.
Un’altra località di pescatori, Acitrezza, il paese di Giovanni Verga e nella quale fu ambientato il romanzo “I Malavoglia”, anche questa una cittadina festosa e “nottambula” in cui dal suo lungomare si possono vedere i famosi “Faraglioni” che secondo la leggenda, sono le immense pietre lanciate da Polifemo contro Ulisse, dopo averlo accecato. Non a caso tutta la zona costiera si chiama Riviera dei Ciclopi. Si vedono al largo stagliarsi sull’orizzonte come delle isole appuntite che spuntano dal nulla nell'acqua.
A pochi chilometri da Acitrezza, Catania, una città che deve essere capita; caotica, molto sporca e degradata in alcune zone ma in altre, ben curata come deve essere una delle perle del barocco siciliano; Catania è inquieta e inquinata, le persone un momento sono cordiali e gentili (sopratutto gli anziani) e un momento dopo incontri personaggi scorbutici e maleducati che rispondono in modo incomprensibile ad una semplice richiesta di informazioni. Si vedono scooter con in sella intere famiglie, ma il guidatore con il casco (bisogna mantenere una parvenza di civiltà). La guida, sopratutto nel Catanese, non si può definire civile, ci sono baracchini in mezzo agli incroci da cui i vigili urbani al loro interno, fanno scattare i semafori con l’aiuto di un telecomando, a seconda del flusso di traffico.
Ho visto guidatori non rispettare precedenze e stop e fottersene allegramente di frenate improvvise dovute alle loro prodezze al volante. Catania urla a gran voce la sua voglia di vivere in modo sregolato, fregandosene di tutto e prendendosi i suoi tempi.
La parte siracusana
In questa parte della Sicilia, il paesaggio cambia, diventa più morbido e meno aspro, i colori sono più tenui e la luce più dorata. Il paesaggio lavico cede il posto all’arenaria e il mare diventa di un colore turchese con delle punte di verde che in alcuni tratti ricorda il mare sardo. Se si vuole assaporare il vero mare siciliano, una delle zone migliori da vivere è proprio questa.
Un isola che mi ha incantato è stata Ortigia, la parte più antica di Siracusa in cui la vita è scandita dal brulicare di centinaia di negozietti e localini tipici. Un’ isola in cui la luce è padrona e in cui al momento del tramonto, colora i palazzi di tutte le tonalità dell’arancione e del rosa. Come nella maggior parte dei paesi mediterranei, passeggiando la sera per le vie di Ortigia, si può percepire il calore che le pietre, arroventate dal sole Siciliano, sprigionano per tutta la notte. Ortigia non è snob come Taormina, ma piuttosto è dotata di una reale eleganza e classe, come un gioiello creato dall'uomo in modo artigianale grazie alla passione e al tempo.
Una imperativo, se si è a Ortigia, è assaggiare i Cannoli del re, tre tipologie di cannoli... con cioccolato di Modica, pistacchio di Bronte e la classica (che non stanca mai) Ricotta.
Verso l’entroterra un altra tappa è stata Palazzolo Acreide, sopratutto vissuta di sera durante i festeggiamenti di San Sebastiano (il santo dal quale prenderà il nome mio figlio), celebrazioni che durano per ben 10 giorni, in cui la città è in perenne festa con addobbi che farebbero invidia anche alle decorazioni natalizie dei paesi nordici. È stato un peccato non aver potuto viverla nei giorni precedenti al mio arrivo, perché mi sono perso tutte le diverse parate.
La sera seguente ho visitato l’incantevole Noto, un’altra perla del barocco siciliano, mi ha ricordato un po’ Lecce, non so esattamente perché, forse per i suoi colori, i suo vicoli e i suoi Palazzi.
Tra le spiagge in cui ho potuto rilassarmi e godermi il sole c’è, senza dubbio, Calamosche, considerata una delle più belle spiagge d'Italia e si trova tra i resti archeologici di Eloro e l'oasi faunistica di Vendicari. Arrivati in macchina nel parcheggio, bisogna percorrere a piedi un sentiero immerso nella macchia mediterranea per circa un chilometro prima di arrivare alla spiaggia, un luogo incantevole e selvaggio dove dovrebbero regnare pace e silenzio (che non ho trovato) e non c'è alcun bar o stabilimento balneare ma solo sabbia dorata bagnata dal mare azzurro. I promontori dai quali si può godere di una vista mozzafiato, sono disseminati di grotte, anfratti e dune, che rendono ancora più suggestivo il paesaggio.
Un altro borgo di pescatori che mi ha piacevolmente sorpreso è stato Marzamemi in cui è presente una Tonnara, che ora è adibita a mercato di prodotti tipici tutti a base di Tonno. Le sue sedie colorate e i suoi scorci suggestivi, mi hanno fatto capire che la Sicilia è veramente una terra da scoprire e da vivere a 360 gradi.
Come ultima tappa di viaggio, prima di ritornare sulle coste di Acireale c’è stata la mia gita sull’Etna, un’avventura che solo gli ultimi giorni ho deciso di sperimentare.
Una giornata in cui le mie emozioni si sono accavallate come non mai, arrivati in macchina al rifugio Citelli, abbiamo proseguito a piedi per uno dei sentieri che porta ad uno crateri di questo vulcano che pur dormendo da un bel po’ di anni rimane sempre vivo e borbottante.
Dopo 3 ore di camminata lungo sentieri ben evidenziati (abbiamo avuto anche il coraggio di perderci), dopo cadute rovinose nella sabbia vulcanica e qualche tappa di riposo, siamo arrivati su uno dei crateri laterali a circa 2.000 metri. Lì, in un turbinio di nuvole e vento ho avuto una serie ben distinta di sensazioni. Mi sono sentito piccolo, tanto piccolo in confronto alla potenza della natura che riesce a plasmare il paesaggio di questa terra, ma in qualche modo, è riuscita a plasmare anche le mie emozioni. Ho provato un mix di grande libertà, di pace interiore e forza. Un esperienza che vorrei rifare molto presto magari con un equipaggiamento migliore rispetto alle Adidas Superstar ai piedi e bermuda in jeans decisamente troppo slim fit per poter camminare e affrontare qualche leggera scalata (questa esperienza la descriverò meglio nel prossimo post).
Inutile dire che in Sicilia si mangia bene, scontato dire che in Sicilia si ingrassa (anche se io sono dimagrito pur mangiando come un maiale…as usual), ma sono dimagrito, perché se mi rilasso, i mie livelli di Cortisolo, (a livelli stellari durante l’anno) in vacanza, vanno in villeggiatura anche loro e grazie al mio metabolismo sono riuscito a bruciare cannoli, arancini, brioche con granita all’interno, sarde alla beccafico, cassate, pasta alla norma, spaghetti ai ricci di mare e tutto il ben di Dio che ho voluto assaggiare… perché... quando vado in un paese che non conosco devo e ripeto, devo, assaggiare assolutamente tutti i piatti tipici della zona; non ho potuto assaggiare solamente due cose e cioè le Panelle ed il panino “Cà Meusa” che è una specialità tipica di Palermo, ma alla prossima visita in Sicilia di sicuro non me li farò scappare.
Foto scattate con Canon SX 420 IS