“Personaggio Pubblico”, due parole che significano il nulla però, siamo tutti personaggio pubblico!
Un mio personale manifesto contro la troppa convinzione, mancanza di umiltà e lo sfrenato arrivismo di creste troppo alte che dovrebbero essere abbassate.
Queste sono le mie reazioni quando leggo certe “pompate” descrizioni nelle bio di Instagram.
Molti “Influencers”, che tali non sono, si definiscono, auto incensandosi, un po’ come Napoleone (per non parlare della sindrome omonima), personaggi pubblici.
Credo che tale definizione possa essere perfetta per chi ha veramente una grande visibilità, chi lavora in tv, chi nel cinema o chi è veramente conosciuto da migliaia di persone.
Se chiedi per strada a 10 persone se conoscono il tale personaggio e la maggior parte lo conosce, allora si, è “pubblico”, ma esagerare con le onorificenze virtuali mi sa tanto da sfigati.
Mi è capitato di parlare con persone che sono solite definirsi tali, io non riesco a tenere giù neanche l’acqua che bevo, figuriamoci non capire il perché di tale frenesia di sentirsi qualcuno (ripeto, che non si è).
Una risposta mi ha colpito: “Sono presente nei social network quindi sono personaggio pubblico”. Io sono stramazzato al suolo in preda a convulsioni di ilarità.
C’è molta confusione a riguardo, molta voglia di riscatto, un irrefrenabile bisogno di avere e non essere o essere falsamente. Dei bluff umani.
Su Instagram il concetto di notorietà è molto relativo; c’è chi compra il mondo di followers, chi palate di like e chi è presente in gruppi Telegram adibiti allo sfoggio di commenti sotto ai post (questo patetico e triste trucchetto l’ho scoperto poco tempo fa), gente che si raduna su Telegram o altre free chat e ad ogni post che pubblica avvisa tempestivamente i partecipanti in modo che vadano a commentare tutti, tutti assieme, come locuste in un campo di grano.
Una cosa indegna ed esilarante allo stesso tempo, si vedono commenti perlopiù tutti uguali, c’è chi non lesina in emoticons, chi elargisce complimenti completamente casuali o decontestualizzati, altri invece si limitano a mettere parole del tutto generiche come #Amazing, #Top o #Cool.
Del resto non si può pretendere molto da cervelli lobotomizzati e da chi nella caption scrive due parole con un italiano pessimo.
La verità è che viviamo in un mondo dove ormai le ambizioni vengono frustrate di continuo, dove tutti sono in gara con chiunque per mostrare (anche ciò che non si ha o no si è) ma non dimostrare; sui social si cerca una sorta di riscatto sociale, tutti devono farsi vedere al meglio anche quando nella foto di un post vedi una Venere uscire dalle acque ma nella realtà incontri Topo Gigio.
A questo punto è giusto che anche la semplice casalinga di Voghera, che sa cucinare, possa nominarsi “chef stellato”, chi canticchia sotto la doccia dovrebbe appellarsi con “Rock star mondiale”, chi sa rammendare il buco nel calzino sarebbe giusto che si descrivesse come “stilista”, chi ha un blog (e ripeto che un blog è un sito con dei contenuti fotografici ed editoriali, non un semplice profilo Instagram) e quindi scrive, edita foto e crea contenuti, potrebbe mettere “scrittore, Premio Strega 2019, letterato!”
Anzi, premio nobel per la letteratura.
In definitiva, quando vedo certi profili, mi viene naturale pensare: #PERSONAGGIOPUBBLICO ma de che?