CRITICARE I "DIFETTI" DEGLI ALTRI, NON RIDUCE I NOSTRI

Stefano Zulian

Una mattina di pochi giorni fa ero in banca e mentre aspettavo il mio turno, ho sentito una ragazza che diceva al telefono: “Criticare i miei difetti, non ridurrà i tuoi….” forse parlava con il fidanzato o chi lo sa? Sembrava parecchio innervosita, tamburellava con le dita della mano destra su una cartellina porta documenti, mentre faceva ciondolare avanti e indietro il piede della gamba sinistra accavallata sull’altra.

Sentire quelle parole è stato come un fulmine che mi ha attraversato il cervello, ho iniziato a riflettere su quante volte ho criticato io, a pensare quante volte io sono stato oggetto di critiche o ho solo erroneamente pensato di esserlo stato, a tutte le situazioni in cui una mia opinione e un mio punto di vista sono stati interpretati come un giudizio negativo. 

Quella frase mi ha inseguito per tutto il giorno, parole che si sono mescolate a caso a formare decine di altri significati e interpretazioni, per poi ricomporsi in modo perfettamente ordinato come i pezzi di un puzzle.

Ho sempre pensato che le "critiche costruttive" non esistano, ci possono essere osservazioni e ragionamenti costruttivi, ma le critiche (lo dice la parola stessa e la sua implicita negatività) servono a negare, a infamare, a nuocere annientando l’ego e a distruggere una verità che pensiamo essere giusta; sono solo definite in modo diverso per ferire di meno, ma in realtà non "costruiscono" niente. Anche se tentiamo di elaborarle in modo positivo, inconsciamente ci graffiano, segnando indelebilmente le nostre piccole ma fondamentali certezze. La cosa migliore sarebbe riuscire ad incassare le critiche (distruttive) con autostima e consapevolezza, senza permettere a chi le formula, di sentirsi potente riuscendo a gestire tutto a suo favore. 

Ma perché critichiamo? Forse per fare sentire meglio noi stessi e sentirci superiori? Per scaricare la nostra rabbia verso qualcuno al solo scopo di ferire? Non pensiamo che tali critiche possono fare sentire chi le subisce, persone prive di valore, angosciate e incapaci. 

Paradossalmente le critiche vanno a colpire sempre quei nervi scoperti che ci rendono insicuri, si ancorano alle nostre fragilità facendoci sentire pericolosamente piccoli (ad eccezione delle persone dotate di ego smisurati che forse, ma dico forse, non vengono minimamente scalfiti da esse), una critica colpisce sempre e comunque, quindi non può essere costruttiva, serve solo a denigrare; per migliorarci e crescere interiormente, le critiche non servono a niente, quello che serve sono esempi da valutare, ragionamenti trasparenti e giuste osservazioni.

Non c’è nulla da fare per evitarle, siamo costantemente scrutati, osservati e giudicati, ogni cosa che indossiamo, ogni atteggiamento che adottiamo, ogni frase che pronunciamo o scriviamo, sarà sempre bersaglio di critiche, ma fondamentalmente, quelle più feroci arrivano da persone che si sentono incomplete, noiose e infelici, uomini e donne che non riescono a dare un senso alla propria vita e cercano di darlo a quella altrui, sminuendo e deridendo.

Con il tempo, ho capito che gli altri criticano quello che ammirano in noi o addirittura, ciò che non amano e accettano di loro stessi vedendolo (oggettivamente o soggettivamente) migliore in noi; è curioso, non ho mai pensato che le critiche che mi sono state fatte negli anni, fossero fasulle, anzi, il più delle volte anche dove non c’era critica, io ce la vedevo, solo crescendo ho iniziato a capire che alcune sono state solo ammirazione o invidia travestita.

Ogni persona, è una magica alchimia di pregi e difetti e nessuno vive la propria esistenza rimanendo esente da errori, senza agire in qualche modo di cui vergognarsi o di cui avere rimorsi, siamo umani, ma purtroppo, ci sono persone che si comportano come se tutto questo non fosse la realtà, diventando pretori inesorabili pronti a sentenziare la loro verità nei confronti degli altri, soggetti che non sono assolutamente dotati di umiltà, completamente avulsi da ogni tipo di autocritica. Quello che fa ridere, è il fatto che, il più delle volte, loro stessi sarebbero giustamente criticabili e anche in modo pesantemente sgradevole, ma non se ne rendono conto. Proiettano sugli altri le proprie mancanze o sbagli, per non vederli in se stessi.

Per definire questo comportamento è stato coniato un termine bellissimo, “Proiezione” e cioè, l’atteggiamento di criticare in noi ciò che loro vorrebbero avere o essere. Quasi un modo per curare le proprie ferite interiori, provocandone negli altri.

Mi piace pensarla così, siamo tutti al 50% dei grandissimi criticoni e al 50% dei grandissimi criticati, nessuno escluso. Ognuno di noi sceglie cosa vedere e cosa non vedere negli altri, mediamente questa visione è legata indissolubilmente al modo in cui ognuno stima e identifica se stesso. Chi vede il positivo in se apprezzerà gli altri e viceversa, una persona negativa vedrà sempre il negativo in tutto e tutti, non risparmiandosi le critiche, quindi, facciamoci l’abitudine.


Stefano Zulian