Il Salone del Mobile di Milano sembra essere diventato un immenso crogiolo che raggruppa in sé, da 17 anni, ogni genere di persone e personalità; ci sono i curiosi che vogliono capirci qualcosa della manifestazione, ci sono gli onnipresenti ai quali basta strafogarsi di cibo e di fotografie, quelli che pur non sapendo niente di design, di materiali o innovazione nel settore, devono esserci assolutamente, dimostrando e testimoniando la loro presenza e in fine, ci sono gli esperti, gli estimatori e i professionisti.
Come ogni anno, Milano diventa la capitale del Design, ma negli ultimi anni sembra che il connubio Moda/Design si stia rafforzando sempre di più e in modo esponenziale. Per quanto mi riguarda, è una decina d'anni che partecipo al Salone del Mobile, sia come professionista e consulente, sia come curioso visitatore, ma posso dire con cognizione di causa, che come ogni manifestazione, che nasce con un ben preciso intento e motivo, sta cambiando in qualcosa, attira un pubblico troppo variegato che poco ha a che fare con l’obbiettivo primario dell’ evento.
Pare che quest’anno il mood nell’arredo abbia spostato il suo fulcro su forme più geometriche, pulite e lineari, molta più semplicità e “ordine” nelle linee, nelle fantasie e nelle finiture. Un richiamo preponderante agli anni settanta, alle sue geometrie, alla linearità delle forme, ma anche alla quasi totale assenza di colori forti e fantasie sgargianti, fatta eccezione per alcuni brand, che rimangono cristallizzati nella loro storica e purtroppo statica immagine.
Gli stand in cui mi sono soffermato maggiormente sono stati proprio quelli in cui moda e design si sono incontrati, ho potuto notare i richiami dell’animo degli stilisti nei materiali, nelle lavorazioni e nei concetti che si nascondo dietro ad un semplice divano o letto king size, la Maison che più mi ha colpito, non solo per il design e le finiture dei pezzi, ma per la nuova filosofia che sta adottando nel settore casa è stata sicuramente Versace Home.
La maison della medusa ha presentato tre nuove e completamente rivoluzionarie linee in questa edizione:
Le Jardin de Versace, fantasie floreali e naturalistiche, stampe di farfalle, damaschi dorati e vegetazione che permea tutta la linea d’arredo per il living, il dining e la zona notte. Una vera e propria celebrazione della natura. Gli spigoli si sono ammorbiditi e le tonalità del blu e del rosa si accostano perfettamente all’oro e al grigio. Una collezione che pur rimanendo fedele all’opulento stile del brand, diventa più minimal nelle linee e nelle forme. Tessuti in Jacquard di Rubelli impreziosisco ciò che è già prezioso.
The VM11 Collection, dalle linee raffinate e aerodinamiche, colori tenui e neutri, ma forme geometriche e dimensioni importanti, uno stile adatto ad un pubblico che vuole semplicità pur non rinunciando al lusso metropolitano. La stessa Medusa, logo immancabile nelle creazioni del brand, si fa silhouette, non più sfacciatamente presente, ma alleggerita dai colori ton sur ton e stilizzata nella sua tridimensionalità.
Shadov è la nuova tipologia di sedia, quella che incarna meglio la trasformazione della Medusa Versace. Il profilo della Medusa diviene forma vera e propria del pezzo, quasi un' ombra che fa percepire la sua presenza. Pulizia e linearità nelle forme fanno capire come Versace sia un brand che non rimane focalizzato sull' opulento stile che l’ha reso celebre, ma che è capace di riadattarsi e reinterpretarsi in base alle nuove tendenze dell’abitare.
Il Fuori Salone
Se il Salone mantiene quasi intatta la sua allure di polo fieristico dedicato ai professionisti del settore, il delirio avviene al Fuori Salone, masse di persone in stato confusionale che si riversano per le strade dei distretti Milanesi del design non tanto per potere carpire il concetto di un’istallazione, i materiali di una scultura, il messaggio che si vuole dare tramite la scelta di una determinata location, quanto solo per presenziare. Sembra che sia l’ennesimo “circo” per farsi notare, per poter avere un assaggio di notorietà pubblicando foto o presenziando a determinati eventi. Purtroppo per molti, il tutto si riduce a questo. Come avviene per tutte le manifestazioni del settore moda e del design, con gli anni si trasformano in qualcosa che esula dal vero significato per cui nascono e diventano mezzi per mettersi in mostra senza avere la benché minima idea e coscienza delle cose.
Anche quest’anno il Fuori Salone mi ha entusiasmato di più rispetto “il dentro” ad iniziare con l’esposizione di Jil Sander in cui è stata presentata l’istallazione Objectextile e una capsule collection dallo stile minimal e “pulito” tipico del brand, nata dalla collaborazione con il designer giapponese Nendo e il suo progetto invisible outlines. Linee quasi invisibili e un design impalpabile, rendono il tutto molto geometrico e asettico ma, allo stesso tempo, fluido ed emozionale.
Cartier ha presentato Cartier Precious Garage in cui lo spazio di uno storico garage di Milano è diventato uno scrigno in cui il mondo dell’ordinario come quello della meccanica, incontra il prezioso luccichio dei gioielli di uno dei brand di lusso che adoro. Gioielli della collezione Juste un clou si mescolano agli attrezzi da officina che diventano a loro volta preziosi grazie al liquido dorato di cui sono stati ricoperti. Un’officina in cui meccanica e gioielleria si prendono per mano.
Louis Vuitton ha rinnovato l’appuntamento con Objets Nomades, pezzi di arredo che strizzano l’occhio all’arte del viaggio (uno dei temi fondamentali della Maison). I designers illustrano il proprio viaggio tramite i pezzi, le ambientazioni e il processo creativo da cui sono nate. Un’amaca in mezzo alle palme proietta subito la mente in un paradiso tropicale nel quale fuggire con tutti i propri sogni all’interno di eleganti valigie o una stanza semi buia con delle lanterne metalliche dai colori caldi che fanno immaginare di sorseggiare un thè nel deserto all’interno di una tenda berbera.