Il saluto rappresenta quello che siamo: cordiali o burberi, cortesi o sgarbati, estroversi o riservati, sicuri o diffidenti, etc..
Ognuno di noi ha il proprio modo di salutare ma, qualunque sia l’aspetto predominante della nostra personalità, ricordiamoci che nel momento in cui salutiamo, ci stiamo rapportando con qualcun altro servendoci di segnali ben precisi e definiti.
Ça va san dire che il saluto sarà adeguato anche alla circostanza e alla persona che abbiamo davanti; così come, probabilmente, il nostro atteggiamento sarà diverso incontrando una persona che non rientra nel nostro canone di simpatia, piuttosto che una persona con cui abbiamo una certa affinità.
Considerando che la vita è strana e mutevole, molto spesso adeguiamo il nostro comportamento a questi cambiamenti, ma, anche per quanto riguarda il saluto vi sono alcune regole generali che segnano il confine tra buona educazione e cafonaggine.
Il saluto e’ come una porta che si apre: non si può mai essere sicuri di ciò che si trova dall’altra parte; quindi, anche se abbiamo una brutta giornata o dei pensieri, incontrando un conoscente, proviamo a pensare che il malcapitato non ha colpe del nostro stato d’animo e un saluto con un sorriso cordiale no va negato.
COME SALUTARE
Il saluto e’ un piccolo gesto di attenzione che dedichiamo a chi incontriamo o ci viene presentato. Negli incontri di lavoro, il saluto, la stretta di mano e la domanda di rito “come sta’? sono inderogabili. Entrando in un locale pubblico, una boutique o una sala d’aspetto, rivolgere un cenno di saluto ai presenti e’ sempre un gesto cortese; così come e’ consuetudine salutare chi si incontra in una passeggiata in montagna. Se incontriamo un conoscente per strada in compagnia di una persona e questa non viene presentata, rivolgiamole un saluto al momento del commiato.
LE PRESENTAZIONI
Il saluto comprende eventuali presentazioni, tendenzialmente oggi ci si orienta verso una certa informalità anche per le presentazioni, preferendo una spontanea cordialità ad un rigido e poco naturale cerimoniale. Tuttavia, qualche accortezza non guasta per fare bella figura in qualsiasi circostanza.
La persona di minor riguardo va sempre presentata a quella che merita un importanza maggiore, quindi:
L' uomo viene presentato alla donna.
La persona con la quale si ha maggiore familiarità e confidenza a quella che si conosce meno.
La persona di minor prestigio a quella di grado superiore.
La ragazza alla signora.
Il ragazzo alla ragazza.
La persona single alla coppia.
Se siamo invitati, dopo aver salutato la padrona di casa attendete che sia lei a presentarvi gli altri invitati che non conoscete.
Presentando il coniuge, evitiamo frasi come “la mia signora”, “l’avvocato Bianchi mio marito”, in alcuni casi basta un semplice “mia moglie o “mio marito”.
In occasione di un funerale o di una visita di condoglianze, le presentazioni e’ meglio evitarle.
La persona presentata non porge la mano per prima, ma, attende il “consenso” da parte dell’ altra.
LA STRETTA DI MANO
Si stringe la mano con la destra (in passato, si intendeva dimostrare a chi si aveva di fronte che non si stringevano armi in pugno e quindi interpretato come segnale di non belligeranza). La stretta di mano dev' essere energica e calorosa in modo da trasmettere una sensazione di contentezza, accennando un sorriso e rivolgendo lo sguardo alla persona che stiamo salutando (compito molto difficile per le persone timide, ma con un po’ di allenamento e training autogeno non ci saranno più problemi ad instaurare un contatto visivo). E' importante come diamo la mano, poiché questo gesto, determina la prima impressione che riusciamo a comunicare di noi alla persona che ci viene presentata; a chi non è capitato al momento della presentazione, di stringere una mano floscia, come la chiamo io, a “mollusco”, o se vi piace di più a trota, segnale che fa percepire l’insicurezza, timidezza o la probabile indifferenza della persona; così come il porgere, e per di più in maniera sfuggente, solo la punta delle dita, gesto che creerà immediatamente un istintiva diffidenza. La stretta di mano deve essere decisa ma non rude, soprattutto se la controparte indossa anelli.
Se indossiamo dei guanti, sfiliamo quello della mano destra prima del saluto. In occasioni particolari, se abbiamo le mani impegnate con flute di champagne e finger food, al posto della stretta di mano è sufficiente un sorriso ed un cenno del capo. Ci si presenta dando il proprio nome e cognome, o solo il nome se tra ragazzi. Da evitare di esibire titoli nobiliari o accademici, a meno che non veniate presentati in tal modo, risulterebbe una presentazione troppo snob e potrebbe mettere a disagio la persona che vi sta davanti.
IL BACIAMANO
Ricordo di un tempo in cui la galanteria era d’obbligo, il baciamano era simbolo di rispetto verso le signore, ma, anche una sottile arma di seduzione.
Questo romantico ed affascinante saluto e’ riservato a chi ne conosce le piccole ma, fondamentali sfumature. Innanzitutto il baciamano si fà solo alle signore (non alle signorine), prevedendo un inchino da parte dell’uomo fino a sfiorare con le labbra (non baciando) la mano della signora senza alzarle il braccio. Facciamo attenzione all’atteggiamento della signora alla quale vogliamo riservare questo gesto: potrebbe preferire stringerci semplicemente la mano, pertanto evitiamo di essere troppo tempestivi in questa esibizione di gran classe. Il baciamano non e’ mai previsto nei bar, sui mezzi pubblici, per strada, e tantomeno in occasione di un incontro in una boutique.
LA GAFFE
Se nel parlare ci scappa una "gaffe", evitatiamo di porvi rimedio chiedendo scusa o cercando di riparare rimescolando il discorso: peggioreremmo soltanto la situazione. Ormai il danno e' stato fatto, quindi limitiamoci a glissare come se nulla fosse successo e proseguiamo la conversazione con assoluta indifferenza.
Non so esattamente perche ho scritto questo post... forse è uno sfogo molto pacato per fare capire i fondamenti basilari dell'educazione ad certi elementi della società.
“Se Incontri per strada qualcuno che non conosci, salutalo ugualmente. Potrebbe aver bisogno di sentirsi vivo.”
Salvatore Cutrupi