Praga ha più di cento torri e più di cento ponti che attraversano il fiume Moldava, una striscia di cristallo che taglia a metà la città e dove nelle sue acque si rispecchiano le luci e i colori di una città che considero magica, perché lo è; non a caso è una delle città che compongono il triangolo della magia bianca assieme a Torino e Lione.
Uno dei ponti principali che solcano le acque del fiume è ponte Carlo, una sorta di collegamento tra la città vecchia, sede di quasi tutti maggiori monumenti d’interesse e il quartiere di Malá Strana, la parte più misteriosa ed esoterica della città, in cui, esattamente in una delle casette variopinte del “vicolo d’Oro”, ci ha vissuto il genio (non) incompreso di Kafka.
Ho imparato che non bisognerebbe acquistare un libro giudicandolo bello solo in base alla copertina, eppure la maggior parte delle volte ci lasciamo influenzare dalla prima impressione, nostra o quella che ci hanno inculcato nella testa gli altri; che sia visuale o per sentito dire quella conta e ci influenza nel nostro giudizio.
Certo l’immagine è il primo “biglietto da visita” ma l’aspetto visivo dura poche ore, forse pochi minuti, dopo devono perentoriamente subentrare altre caratteristiche che ci portino al di là del solo aspetto fisico ed è quello che mi è successo in questa mini vacanza.
Il bello, è bello, è un parametro oggettivo; può piacere o non piacere ma obbiettivamente l’essere umano è affascinato dalla bellezza per sua natura e sa riconoscerla. Ciò che colpisce la vista è l’insieme delle proporzioni, dell’armonia e dell’ordine che ci trasmette qualcuno o qualcosa e non si può prescindere da queste caratteristiche per poter definirne la (prima) bellezza.
Un po’ come avviene con le città, possiamo partire prevenuti e io lo ero, ma non appena le viviamo, ci dobbiamo ricredere perché rispecchiano quei canoni che oggettivamente incontrano il nostro gusto.
Praga è fascino e (mi ripeto) magia, è storia e suggestione che enfatizza sensazioni contrastanti.
Un crogiolo di mistero e storie degne dei migliori film fantasy che la rende una città che ho visto velatamente come un villaggio delle favole con tanto di principesse, fanti, cavalli e re, i suoi alberi spettrali (in inverno) che intrecciano i propri rami nodosi e arricciati nel cielo mutevole che passa dalle tonalità dell’azzurro più tenue a quelle del grigio fumo in pochi minuti.
Non è ansiosa e ansiogena come la maggior parte delle grandi città, tutto è spontaneo e con una veloce lentezza che coccola.
Non ti senti spaesato, riesce a tranquillizzarti e a farti sentire non estraneo. Un luogo in cui sagome e forme sono sempre nuove e tutte diverse; design di epoche e stili differenti non fanno a pugni tra di loro e con l’estetica, ma convivono placidamente non entrando in contrasto.
Passeggiare per le sue vie (ci si può spostare perfettamente e comodamente a piedi per apprezzarne a pieno quella seduzione che riesce ad esercitare) riesce a fare riscoprire quella bellezza che troppe volte diamo per scontata.
Le chiese ovunque, i sotterranei romanici e raccapriccianti al contempo, lo stile dark del gotico, i palazzi e i giardini barocchi, la frivolezza degli edifici Liberty, i colori brillanti delle case dalle tonalità pastello e la singolarità dell’architettura cubista, ne fanno una città unica al mondo.
È come se qualcuno avesse rapito con irruenza tutta la bellezza e lo stile delle città europee e li avesse sparpagliati sulla superficie della città in modo casuale e alle volte, le cose fatte casualmente e d’istinto sono quelle che riescono meglio.
La sua bellezza risiede nelle sensazioni che è capace di trasmettere; la prima, fondamentale per me, è stata quella di notare immediatamente grandissimo ordine e pulizia. Una pulizia inimmaginabile persino nei bagni dei locali e nelle fermate della metropolitana.
Non consideratemi un razzista, ma purtroppo mi sono fatto intrappolare anche io nell’inganno del pregiudizio; nella mia mente Praga era un paese dell’est, bella finché vuoi, ma tenuta male, trafficata da macchine sgrause, cartacce e sporcizia ovunque e con grande mancanza di ospitalità tipica della durezza caratteriale dei paesi freddi.
Su questo ultimo punto, l’unico neo che ho trovato, non tanto l’ospitalità, ma la mancanza di volontà nel coccolare i visitatori; purtroppo l’inglese è una lingua che viene bistrattata, non lo parlano, o meglio preferiscono parlarlo poco o facendo finta di non capirlo e soprattutto nella maggior parte delle attrazioni come monumenti, musei o eventi, il ceco è la lingua principale.
Ma Praga se ne frega di queste piccolezze, Lei è consapevole del proprio essere e non si perde dietro ad inezie del genere.
Altro punto dolente che all’inizio mi ha fatto storcere il naso è quello di aver mantenuto la loro moneta: la corona Ceca.
Non deve però intimidire questo piccolo particolare, il cambio con l’Euro è molto favorevole e a parte i primi momenti in cui si legge 350 Kc come prezzo per un maglioncino di lana, passa la paura realizzando che nella moneta europea corrispondono a poco più di 10,00 Euro.
L’ho vissuta come una fuga, un luogo in cui rifugiarmi e prendere le distanze dalla realtà che mi stava iniziando a stare un po’ stretta. Quei momenti in cui senti il bisogno di evadere, di cambiare aria e rinfrescarti le idee che in certi momenti diventano troppe e si aggrovigliano in matasse che non riesci a dipanare.
Praga è profumo di vin brûlé e cannella, di dolci cannoli cotti allo spiedo, di patate di ogni forma, cottura e preparazione, di carne a profusione e di salse all’aglio che rendo gli aliti umani al pari di venti pestilenziali.
Non scherzo, l’uso e l’abuso di burro all’aglio, creme all’aglio, salse all’aglio fanno propagare fiatelle indicibili nell’aria e ne sono caduto vittima anche io dopo essermi scofanato la qualunque; ebbene si perché se visito una città, godo enormemente nell’assaporare la sua cucina, non sono il tipo che viaggia e cerca disperatamente pasta e pizza, la trovo una cosa di una tristezza indicibile.
É suggestione, tutto è impregnato di tradizioni, folklore e storia. Le sue leggende di fantasmi, presenze e maledizioni ti inseguono con brividi lungo la schiena che ti graffiano durante l’ascolto o lettura delle tante affascinanti storie di incanto, morte, amore, vendetta e fede che la riguardano.