PITTI UOMO 90: SOLITO COPIONE, CAST DIFFERENTE


Pitti 90 Luckynumbers

Il mio battesimo come blogger alla 90 edizione di Pitti Immagine Uomo è stato da ricordare. Prima di tutto essendo la mia “prima volta” , ho provato un mix di emozioni; curiosità, trepidazione, passione, interesse di conoscere nuove aziende, confrontarmi con persone nuove, voglia di capire esattamente come funzionasse uno dei più importanti eventi fashion nel panorama della moda Italiana ed internazionale, fino ad arrivare a vedere dal vivo se le leggende che circolano attorno questo evento, fossero storie romanzate e gonfiate ad hoc, oppure la divertente realtà.

Innanzi tutto, questa edizione estiva ha visto come protagonisti i numeri, qualsiasi tipo di numeri, del resto la nostra vita è perennemente sancita da cifre a da numeri, nel caso di Pitti 90 dai “Lucky numbers”.

Grazie al set design di Oliviero Baldini, i numeri, in questa edizione, hanno innondato ogni parte di Fortezza da Basso, all’ingresso una cascata di numeri verdi sul fondo nero che strizzavano l’occhio al mondo di Matrix, numeri colorati sui pavimenti, sui padiglioni, sul “Wall of Fame” che consisteva in un’ installazione voluta dalla rivista Rolling Stone, un gigantesco muro sul quale hanno fatto bella mostra di sé 90 numeri della smorfia napoletana rivisitati in versione pop-culture e rappresentati ironicamente da personaggi del mondo della musica, della moda, della televisione e della cultura internazionale; un’ opera della street artist Laurina Paperina.


Pitti 90 Luckynumbers

Pitti 90 Luckynumbers

Pitti 90 luckynumbers

Numeri sulle bandiere svolazzanti piazzate sul selciato di ghiaia davanti al padiglione centrale, il luogo sacro in cui gruppi di fashion-addicted di ogni genere, si affollano per tentare di rubare qualche scatto più o meno meritato alle decine di fotografi presenti.

In effetti mi sono reso conto che i cosiddetti “ragazzi del muretto” esistono veramente, li vedi lì, in sparuti gruppetti che chiacchierano tra di loro, passeggiano, stanno ore ed ore in piedi, fingono di inscenare una conference call con Tokyo, ognuno dei quali con un outfit ben studiato fin nel minimo dettaglio; seduti sul famoso muretto che circonda sui quattro lati la parte di ghiaia in cui i più dediti al dovere di poser professionista, si cimentano in pose che manco nei servizi fotografici di Vogue si possono ammirare.

Ho visto ragazzi e uomini letteralmente impazzire, per rubare uno scatto a qualche fotografo, li ho visti improvvisamente mettersi in posa durante una conversazione (immaginando lo spessore dei discorsi che stavano facendo), lì immobilizzati con espressioni improbabili, solo per i pochi secondi dello scatto fotografico per poi fiondarsi rovinosamente, verso il prossimo fotografo, che trovandoseli davanti, si trovava volente o nolente ad immortalarli (spero e credo che più di qualcuno abbia fatto scattare l’otturatore della macchina fotografica a vuoto parecchie volte).

Ho visto ed osservato persone vestite di tutto punto (alcune in modo grottescamente di cattivo gusto), che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di apparire, persone senza carattere e personalità, come un ragazzo a cui ho chiesto il perché della scelta del suo look e lui, con una schiettezza che mi ha lasciato senza parole, mi ha risposto: “era così sul manichino del negozio del mio paese e ho comprato tutto!”. Direi una personalità forte e sopratutto capacità di sapere personalizzare un capo ed adattarlo al proprio stile… quasi quasi lo invidio… (spero capiate che sono molto ironico).

Ci sono persone che partecipano a Pitti solo per potere dire che ci sono andate, solo per avere il proprio momento di gloria o potere dire a chiunque “mi hanno fotografato”, persone a cui non interessa nulla di conoscere nuove aziende, di capire la filosofia e la nascita di un prodotto, le tecniche di lavorazione di un tessuto o di un materiale, stanno lì a dare bella mostra di sé, troppi personaggi non interessati al prodotto ma ossessivamente interessati a sé ed alla loro immagine.

Magari alla prossima edizione mi cimenterò anche io per qualche ora a fare il manichino, considerato che ho conosciuto Omer, un ragazzo simpaticissimo di Istanbul e dotato di un geniale spirito imprenditoriale, che per sponsorizzare il suo negozio di alta moda maschile, si diverte a posare indossando le sue creazioni.

Ma Pitti per fortuna è molto altro, è il luogo in cui ci sono persone che credono nella loro azienda, nel loro lavoro, in un progetto o in una collezione. Ho potuto incontrare persone meravigliose con le quali parlare del loro prodotto, della loro storia e di come la manifestazione con gli anni stia acquisendo sempre più importanza per la visibilità di aziende artigianali del made in Italy.

In questa edizione ho notato (a parte in alcuni casi), una maggiore esigenza di adottare uno stile più minimale, una ricerca di una reale mascolinità che si rifà al passato non sottovalutando l'uso di tessuti e materiali Hi-Tech. Rispetto agli anni precedenti, avendo visto le fotografie e qualche video in streaming, quest'anno ho avuto l'idea che ci fosse meno "circo" a livello di presentazione di improbabili look, ma più eleganza, ricercatezza e semplicità.

 

Adoro Pitti, perché  è come me, da una parte esibizionista e vanesio, dall’altra serio, lavoratore ed attento ai dettagli.

 

Se ho capito una cosa da questa novantesima edizione è che:

“PITTI NON E’ MODA, MA PURO STILE"


Pitti 90 Lucky numbers

Pitti 90 Lucky Numbers

Pitti 90 Lucky Numbers

Pitti 90 Lucky Numbers

Pitti 90 lucky Numbers




Saat

Saat



Fumagalli 1891

Fumagalli 1891








Le cirque du Denim 2W2M

Le cirque du Denim 2W2M


Gum Gianni ChiariniDesign

Gum Gianni ChiariniDesign


Pitti 90 lucky numbers /stefano zulian

Pitti 90 Lucky Numbers /Stefano Zulian

Pitti 90 Lucky Numbers /Stefano Zulian