Assolutamente si, ambizione fa pure rima con ostentazione, con competizione e con bisogno di attirare l’attenzione, ma sono tutti concetti ben distinti e definiti, anche se alle volte possono intrecciarsi.
Noto sempre più spesso, soprattutto nel mondo virtuale, che si sente la necessità di competere, di primeggiare, di vivere in perenne sfida con chiunque possa rappresentare una minaccia per la propria autostima. Un continuo dimostrare cosa si è fatto e si farà, cosa si è comprato o ostentare riconoscimenti lavorativi (anche puramente inventati) da esibire come trofei.
Sembra che le persone debbano affrontare una gara costante in cui i soli partecipanti sono loro e la loro auto consapevolezza che, il più delle volte, è inesistente o addirittura fin troppo palese.
Mi preoccupa questo atteggiamento, lo capisco se inscenato da adolescenti, ma se un comportamento del genere viene adottato da adulti e anche di una certa età, la cosa mi fa pensare a dei seri problemi di accettazione della propria identità o una sorta di riscatto sociale, un’emancipazione da un passato scomodo da di-mostrare in tutti gli ambiti della vita. Una rivincita che si vuole ottenere specialmente con persone che possono essere ed avere più di loro.
Ad ogni costo bisogna dimostrare quanto si vale, comparandosi agli altri e non concentrandosi su noi stessi. In questo modo si entra in un circolo vizioso, tutto inizia ad apparire come una sfida, tutti devono essere testimoni della nostra ostentazione, ma a lungo andare, sfida dopo sfida, si perde il vero significato dell’ambizione che dovrebbe essere il motore propulsivo per dare forza a noi stessi, ai nostri desideri e alle nostre aspirazioni e non trarla dalle invidie o dagli applausi degli altri.
Vedo e mi relaziono con persone che sentono il bisogno impellente di mostrare l’ultimo acquisto (ovviamente dichiarandone la cifra pagata), donne che superati i 40 anni usano i nomi dei brand come se fossero la punteggiatura di una frase, si sta parlando… che ne so, del caldo anomalo scoppiato in pochi giorni e loro riescono a fare intrufolare nel contesto la loro nuova borsa di Prada; uomini che conoscendo solo cose di un settore e solo quello, se ne pavoneggiano portandolo come esempio e paragone in tutto. Sembra quasi che vivano una continua competizione con loro stessi e con gli altri.
Come ultimo fine hanno la speranza di poter suscitare invidia, ammirazione o stupore negli interlocutori, perennemente a caccia di un complimento, che da parte mia, se non sentito, non uscirà neanche sotto tortura perché sostanzialmente, se lo fai una volta va bene, se lo fai la seconda inizio a storcere il naso, alla terza ti dico che sei una ripulita (come si dice a Roma) o un’arricchito o presunto tale.
Essere ambiziosi è fondamentale, voler aspirare a qualcosa di meglio è un desiderio sano; purtroppo oggi, per troppi, l’ambizione non è più un’aspirazione alla realizzazione personale, ma una brama eccessiva di attenzione e di conferme. Ognuno deve essere migliore dell’altro, tutti devono avere più di tutti e dimostrarlo con la maggiore visibilità possibile; un’incessante necessità di riconoscimenti, il fare bene passa in secondo piano, basta farlo anche raffazzonato alla bell’ e meglio e imperativamente, dare le prove di quanto si vale.
Tutto ciò si nasconde dietro una fottuta paura di non essere accettati, un profondo senso di inferiorità per la propria condizione di vita (attuale o passata che sia), una viscerale competizione nel voler imporre il proprio valore e un’estrema attenzione e considerazione del giudizio altrui.
Quando raggiungiamo qualche tipo di traguardo o successo è giusto gioirne ma non vantarsene o esibirlo come se fosse una medaglia al valore.
“Solo gli sciocchi vivono di sogni” è un’affermazione che cancellerei dalla faccia della terra, perché se si hanno dei sogni da realizzare non si dovrebbe fare in modo che possano diventare realtà? E lo dice uno che di sogni ne ha i cassetti rigurgitanti.
La cosa fondamentale è avere l’umiltà e il buon senso di, una volta realizzati, non sbatterli in faccia agli altri per dimostrare qualcosa e sentirsi di un livello superiore, soprattutto se i traguardi raggiunti o i sogni realizzati sono totalmente inventati.
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