Tra le mie migliaia di difetti (o pregi, vedete un po’ voi) uno fra tutti è quello di mal sopportare le ingiustizie, anzi, per meglio dire, ho un’ intolleranza viscerale. Di qualsiasi natura esse siano, è più forte di me, non riesco a passarci sopra, anche a costo di prendere le difese di una persona o una situazione di cui non mi importa niente, reagisco.
Fin da piccolo è stato così, forse perché di ingiustizie ne ho subite e ne ho viste subire un numero infinito, ma posso affermare con cognizione di causa, che so quanto possa ferire qualcosa che non si percepisce come “politicamente corretto”, qualcosa che va contro tutti i propri principi, valori e verità.
Divento irragionevole quando noto cose e situazioni di lampante prepotenza, atteggiamenti di sopraffazione o raggiri attuati nei confronti di persone che, per carattere o incoscienza, non sono capaci di reagire o addirittura di accorgersi di cosa sta accadendo.
È più forte di me, anche se non conosco direttamente la persona che ne è bersaglio, sento il bisogno impellente di prenderne le difese, indipendentemente che l’ingiustizia sia seria o una cavolata immane, non riesco a infischiarmene come tanti fanno.
Forse mi immedesimo negli altri e nella loro sensibilità, forse è la sindrome da crocerossina o è più probabile che l’empatia che ho in certi casi, mi porti a non considerare la possibilità del fatto che ognuno di noi abbia il proprio modo di affrontare e di reagire agli avvenimenti. Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di considerare che ciò che io vivo come un’ ingiustizia, che magari, per il diretto interessato, non viene percepita come tale o se fosse, può essere (quasi sicuramente) percepita in modo molto differente e con un’intensità molto minore rispetto al mio sentire.
La parte peggiore di questo mio lato esce quando vedo qualcuno ostentare filantropia e altruismo eppure non appena si trova coinvolto in situazioni in cui l’ingiustizia, l’immoralità e la bassezza quotidiana si presentano, non reagisce, non batte ciglio, rimane in uno stato d’ indifferente autismo; in quel momento oltre a battermi per la difesa della “vittima”, combatto anche contro la codardia e la passività di chi, fino a poco tempo prima, sembrava esserne il suo salvatore.
L’esempio più eclatante può essere quello che vediamo ogni giorno per strada, sui giornali, sui siti d’informazione e nei telegiornali; bullismo, maleducazione, invidia sociale, violenze di ogni genere, notizie di atti terroristici, genocidi di interi popoli e altre barbarie di cui solo alcune menti “malate” sono capaci.
Sono tutte ingiustizie che vengono attuate da ignobili anime, ma soprattutto da chi permette che avvengano, da chi distoglie lo sguardo concentrando la propria attenzione su altro e diventandone, a sua volta, un complice silenzioso.
Perché di fronte a ingiustizie palesi e ripeto, di qualsiasi genere, non si agisce? Come può esserci tanta immobilità, menefreghismo e indifferenza?
Forse perché quello che stiamo vivendo o vedendo non ha nulla a che fare con noi, non ci tocca direttamente e in qualche modo non ne siamo responsabili. Non siamo noi ad avere provocato il danno, pertanto, l’implicazione emotiva ci scivola addosso per poi scomparire appena giriamo l’angolo. Oppure, l’indifferenza e la mancanza di presa di posizione sono dettate dall’esigenza di mantenere un posticcio equilibrio tenuto in piedi dal silenzio e non dalla denuncia. Una paura di mettere a repentaglio la propria posizione sociale di cui si gode in un determinato contesto, che con il fine di preservarla, trova il suo apice nel "fare finta di niente".
Ovviamente il potenziale difensore corre il rischio di subirne le conseguenze, di perdere la stima di qualcuno o a sua volta, di diventarne vittima; queste sono le principali motivazioni del perché dinanzi alle ingiustizie si rimane inermi, quando si preferisce chiudere gli occhi e fare finta che un avvenimento sgradevole non sia successo.
Purtroppo le persone quando devono pensare agli affari propri non lo fanno mai, inserendosi in contesti e situazioni di cui non hanno la minima conoscenza, mentre, quando c’è bisogno di sostegno, aiuto o testimonianza, sono tutti pronti a non vedere, a non sentire e a non parlare, questa è la più grande vigliaccheria.
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