HO UN GATTO CHE È UGUALE A ME, CLETO FOREVER

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Ormai è più di un anno che Cleto è entrata a far parte della mia vita e solo ora posso affermare con cognizione di causa, che ho un gatto uguale a me. Non avrei mai pensato che avere un gatto potesse essere una terapia per incanalare affetto, amore, gioco, comprensione e molte volte incazzature mastodontiche.

Fin da bambino sono sempre stato circondato da animali umani e anche animali a 4 zampe che, sfortuna mia e loro, hanno sempre avuto una vita breve; per un motivo o per un altro mi hanno lasciato sempre troppo presto.

Fin dall’inizio Cleto ha saputo sorprendermi, iniziando col suo essere un presunto maschietto, tutto faceva pensare ad un lui, la sua esuberanza, la continua voglia di giocare, l’essere molto indipendente; persino il nome che avevo scelto “Anacleto” era maschile.

Invece, dopo pochi giorni di dubbi, ispezioni di sottocoda, fotografie mandate ad amiche gattare, ben due veterinari (non volevo convincermi della cosa) mi annunciarono la lieta novella, lui era una lei.

 Io sotto choc per la notizia (ho i testimoni) e soprattutto per la cifra spesa pochi giorni prima per comporre il corredino di ciotole, collarino, cuccia e cassettina, rigorosamente di un bel azzurro cielo.

Cleto è entrata a fare parte della mia vita in un momento di mutevole caos; un periodo di transizione, di cambiamento e di crescita, quei classici periodi che attraversiamo quando ci svegliamo una mattina e diciamo allo specchio: “Ma io chi sono? Cosa sono? Cosa faccio? Sono felice?”

Ecco, più o meno quello che ho attraversato io con una vita sentimentale sull’orlo del suicidio, un lavoro che non mi dava più soddisfazioni, una solitudine obbligata per le troppe delusioni vissute da parte di chi credevo vicino.

Come un tornado è entrata dalla porta principale, spalancandola non proprio con grande classe e sobrietà, per stravolgere, migliorare il tutto e fare un po' di ordine dentro di me ma lasciando un incomprensibile baraonda all’interno di casa.

Devo dire che avendo lavorato per un bel po’ di anni nel settore dell’arredo e della scenografia d’interni, la mia casa, prima che arrivasse la figlia pelosa di Satana, era paragonabile ad una boutique di lusso; tutto era studiato nei minimi dettagli, i richiami di colore e nuances, tessuti di velluto e sete, laccature e finiture dei mobili, per non parlare dell’oggettistica disseminata in tutta la casa con una cura quasi maniacalmente simmetrica.

 


Cleto adora l’ordine e lo spazio


Il tutto è durato poco, la casa che avevo sempre sognato, l’ambiente decorato con specchi, acciaio, cristalli e legno di Wengé e di Iroco, grazie a lei, è diventato più lineare e lo spazio si è moltiplicato, da un appartamento di 90 metri quadrati, sono riuscito ad ampliare la superficie calpestabile come se vivessi in un loft di 300. Devo dire che, a parte qualche candelabro di cristallo polverizzato dai suoi scatti indiavolati seguendo chissà quale animaletto invisibile, i divani di velluto di raso diventati un pollaio per le piume che escono dai cuscini bucati, qualche cratere sul parquet dovuto agli oggetti di varia natura con cui fa il pugile e che regolarmente fa cadere, i tappeti che sembrano vivere di vita propria o posseduti dallo spirito di Aladin che si spostano di molti metri durante la notte, le tende che ormai sembrano essere state inghiottite da un trita documenti e i muri che sono dei giornali con i necrologi delle zanzare e insetti vari, non posso assolutamente prendermela con la sua natura felina.


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Comunica a modo suo e sa quello che vuole


Un’altra caratteristica di Cleto è quella di squittire, lei non miagola come i gatti normali, squittisce! Fin da quando era piccola, emette dei miagolii appena percettibili anche quando tenta di alzare la voce.
 Per una cosa positiva, ce ne vuole una negativa, e quest’ultima è il momento del gioco; in certi momenti di eccitazione estrema, dilata le pupille all’improvviso, tanto da sembrare fatta di anfetamine ritornando in lei l’istinto di predatrice nonché l’adolescenza sopita.
Salta ovunque, si mette seduta sulle zampe posteriori e alza quelle davanti in un equilibrio statico quasi irreale in attesa di effettuare il balzo che la vedrà cadere rovinosamente su qualche soprammobile. Arriva a tal punto di emozione per le troppe attenzioni che le rivolgo, che d’improvviso, si precipita a fare i suoi bisogni con raspate di zampa tanto vigorose da sembrare stia seppellendo un cadavere.


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È autonoma e sa stare in compagnia di sé stessa ma non è un tipo solitario


Un bisogno che ci accumuna moltissimo è proprio la naturale esigenza di essere autonomi, come me, lascia spazio alle persone, ma sempre entro certi limiti, appena si stanca o le viene fatto un torto, se ne va con la più palese indifferenza e il tipico sguardo di sfida in attesa della dolce vendetta.
Ha trovato la sua dimensione, la sua routine e il suo essere in stato di grazia facendo quello che le pare, quando e con chi le pare, mettendo in pratica una delle arti più nobili che possano esistere: arrangiarsi.
Sebbene ami essere libera, i suoi momenti di ricerca morbosa di affetto non mancano, vuole essere indipendente ma non è una solitaria, ha bisogno dei suoi punti di riferimento e il più importante sono io.
Mi segue ovunque, lavoro al computer e cammina sulla tastiera, la sposto e si acciambella sullo schienale della sedia dal quale regolarmente cade appena si addormenta profondamente, vado in bagno e mi si appollaia sulle spalle, oppure, rimane immobile su un pensile guardando interessata cosa sto facendo. Che mi stia lavando i denti o facendo una doccia, lei rimane statica nella sua postazione e osserva, vado in cucina ed inizia a squittire indemoniata se è l’ora della pappa.
In barba a chi dice che i gatti sono animali solitari, posso dire che sono degli animali che amano la compagnia e il quotidiano con le poche persone che scelgono come famiglia.


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Bisogna dirle cosa fare, ma lo fa a modo suo e con i suoi tempi, è altezzosa di natura


Durante la settimana credo di pronunciare il suo nome un migliaio di volte, sussurrato, urlato, esclamato, eppure, sembra allegramente fregarsene.
Le ho insegnato a tenere a bada la sua esuberanza con un “Cleto!” urlato a bassa voce, ha capito che quando la chiamo teneramente è per un motivo e in altri modi per un altro, ma sa sempre quando e perché mi riferisco a lei, anche se lei, non darà mai la soddisfazione di dimostrarmi di avere capito.
Così facendo però ha recepito le cose che si possono fare e soprattutto quelle assolutamente vietate per mantenere stabile, in qualche modo, la mia salute neuro cerebrale già altamente provata.
Ho capito che è simile a me anche in questo, impara in fretta, mette in pratica, ma ha bisogno dei suoi tempi e se non riesce, sa sempre come farsi perdonare, la ruffiana. 


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Fa le ore piccole di notte e di giorno è in stato comatoso

 

Nella fascia spazio-temporale che va dalle 22:00 a mezzanotte e dalle 5:00 fino alle 8:00 di mattina, viene pervasa da qualche spirito dispettoso e decide che è ora di giocare, devo essere sveglio e pimpante per darle attenzioni che soprattutto alle 5:00 di mattina mi risulta un filino difficoltoso, anche perché a quell’ora non so nemmeno come mi chiamo.

Al mattino, inoltre, se affamata, si fionda sul letto e con perenni salti e agguati tenta di svegliarmi prendendo la mia pancia come tappeto elastico.

Considerato che ormai ho fatto l’abitudine rispetto ai primi tempi in cui le valvole cardiache mi ballavano la macarena, ora ha cambiato tecnica, mi riempie di zampate la testa e la faccia manco dovessi riprendermi da uno stato di morte apparente.

Inutile tentare di tranquillizzarla con carezze o facendola andare sotto le coperte, niente, se non mi alzo, continua la possessione demoniaca.  Non biasimo la sua testardaggine del resto è dell’Ariete, cocciuta come me che sono cuspide Capricorno e quando voglio qualcosa e ho un obbiettivo, lo raggiungo con concentrazione e perseveranza.

Riempita la ciotola con pappa nuova (nonostante ce ne fosse ancora metà dalla sera prima), la tarantolata si calma, torno a letto e lei riprende a fare il micio da casa borghese, si acciambella vicino a me e con fusa dai decibel poco raccomandabili mi culla in un sonno di pochi minuti.

Ma non posso lamentarmi, oltre a farmi alzare prima, mi rende estremamente vivo e carico per fare tantissime cose in casa… all’alba.


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È maniaca per l’estetica, molto vanitosa e adora la pulizia

 

Arriva il momento delle abluzioni, non solo le sue, ma anche quelle che le faccio io; due o tre volte a settimana le passo salviettine umidificate a profusione ovunque, ci si aspetterebbe che non trovi la pratica di suo gradimento, eppure, si mette a pancia all’aria e si fa massaggiare da quegli strani fazzolettini profumati che poi, regolarmente, diventano dei nuovi giochi da seppellire in qualche angolo di casa.

Facciamo la "zampi-cure", le taglio le unghie con precisione chirurgica per paura che senta dolore, ma non gliene può sbattere di meno, si accovaccia sulle mie ginocchia e ditino per ditino le accorcio le lame che neanche Edward mani di Forbice.

L’unico momento di estetica che gradisce poco è il bagnetto vero e proprio, lì si scatena la bestia, una tigre con gli occhi fuori dalle orbite, miagolii strazianti e soffi che spaventano anche me.


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Si incazza facilmente e non riesce a nascondere le emozioni

 

Ho un gatto molto emotivo, alterna scatti di disappunto a momenti in cui il suo nome dovrebbe essere Bostik; dicotomica per natura, si offende per nulla, ma dopo poco arriva a mi si incolla addosso senza possibilità di spostarla, una polpetta flaccida e apparentemente sprovvista di scheletro che fa le fusa guardandomi con degli occhi gialli che alla luce del sole diventano verdi, deve essere mutante.

 Quando è in vena di coccole si struscia sulla mano dando dei colpetti col muso fino ad ottenere ciò che sta cercando, carezze o grattini dietro le orecchie. Il rovescio della medaglia? Appena ha deciso che ne ha abbastanza di dolcezza, si alza sulle 4 zampe inarca la schiena stiracchiandosi, mi guarda, mi da un morsetto e scatta via chissà dove.

Anche qui riscontro molti atteggiamenti simili ai miei, va bene le coccole ma dopo un po' devono mollarmi, mi si innesca dentro un senso di fastidio misto ad un sentimento di mancanza di libertà.


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È dotata di un’empatia spiazzante

 

Percepisce in modo perfetto i miei stati umorali, sono furibondo per qualcosa? Non si palesa manco morta. Sono contento o sereno? Salta ovunque, parte da un lato della stanza e tra slittate sul parquet, musate sui muri e carambole con triplo salto carpiato sul divano, mi dimostra di provare le mie stesse emozioni.

 Sono triste o malato? Si acciambella sulla mia pancia guardandomi con l’aria rassicurante di una sorella che mi dice col pensiero: “Vedrai, andrà tutto bene”. In quei momenti sta ore ed ore sopra di me, di fianco o sui piedi, non esiste fame o pipì, rimane lì a vegliarmi fino al momento in cui decido di riprendere a vivere.

 Ogni tanto la osservo mentre dorme come farebbe un papà con la sua bambina, istanti in cui sento crescere l’amore dentro di me, un immenso senso di protezione e tanto, tanto calore da portarmi alla commozione. Lei sogna, squittisce, fa dei piccoli scatti con le zampine fino a quando percepisce la mia presenza, sbadiglia (se ha mangiato da poco, fuoriescono dalle fauci degli effluvi agghiaccianti), mi guarda e con la zampa mi tocca il viso come per dire: “Papà, menomale che sei qui, ho fatto un brutto sogno, te lo devo raccontare…”.


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Tu, cara Cleto, sei l'essere umano più felino che io conosca e mi dai la conferma che gli animali sono meglio di alcuni umani.


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