Questa parola, "trasgressione", che sia riferita alla moda o ad uno stile di vita, mi ha sempre affascinato e intimidito allo stesso tempo; fa parte di quei termini che appena li sento pronunciare mi fanno proiettare nella mente un susseguirsi di immagini disordinate, come dei fotogrammi senza un senso logico di scene più o meno surreali.
La trasgressione è un comportamento innato nell’uomo, un modo per non rispettare le regole, di qualsiasi natura esse siano, per evadere dalla realtà uscendo da quella comfort zone che consideriamo rassicurante e protettiva nonché, per superare i propri limiti misurandoci con nuove sfide che portano a provare una sensazione di eccitazione sentendoci nuovamente vivi e scoprendo aspetti di noi stessi totalmente nuovi che non avremmo mai pensato potessero esistere o quantomeno, che abbiamo sempre celato nel nostro io più profondo.
Oggi la trasgressione, sembra un’ imposizione sociale, un modo per sentirsi parte del mondo, esclusivi e considerati. Si disubbidisce ininterrottamente, che sia per la monotonia delle nostre giornate, per mettersi in gioco, per competizione o perché semplicemente è di moda.
Spingersi oltre ormai, sembra avere perso il suo significato più intimo perché lo si fa più del dovuto senza saperne il reale motivo o le cause, forse perché è la società stessa che ci impone di trasgredire per dare uno scossone fuori e dentro di noi.
Ma il vero trasgredire non deve mai diventare una regola o un’abitudine, deve essere “ciò che succede una sola volta”, un comportamento atto a sconvolgere e ad emozionare nel breve periodo; se non si rispetta il “concetto del solo una o poche volte” la trasgressione diventa una monotona consuetudine alla quale ci si abitua e abituandoci alle cose, di conseguenza, le diamo per scontate.
Anche in campo moda, a mio parere valgono queste regole; un brand come Gucci, e il suo decantato come “genio” e direttore creativo Alessandro Michele, con il suo estro e spirito inquieto, nel riproporre in modo totalmente nuovo ed eversivo elementi del passato storico della griffe, è passato da suscitare sentimenti di stupore, a emozioni quasi commoventi nel considerarlo il nuovo messia della moda, fino ad arrivare a valutare il suo lavoro abitudinario, ripetitivo nel suo fine di sconvolgere e forse, ormai, quasi noioso.
Allora la trasgressione che senso ha se dopo diventa noiosa? Penso che il suo unico scopo sia legato indissolubilmente a portare qualcosa all’eccesso ma solo per un determinato periodo di tempo, per fare parlare e creare quel fascino che lascia sbigottiti nei primi momenti.
Ma quando l’eccesso e l’ostentazione di un qualcosa (che incontra il gusto di pochi), viene estremizzato, col tempo, perde tutto lo charme diventando ridicolo e insignificante, qualcosa di “normale” che non suscita più tanto clamore.
Ma perché nella società odierna se adottiamo atteggiamenti o uno stile di vita che in qualche modo esula dal “normale” pensiero comune, veniamo etichettati come insolenti o “strani” e se non ci esponiamo risultiamo insulsi e senza verve? Sarebbe bello che ci fosse una via di mezzo in tutte le cose e non vedere o mostrare solo il bianco o il nero.
Occhiali: Dolce & Gabbana / Camicia: Alexander McQueen / Gilet: Mangano / Scarpe: Cesare Paciotti / Cintura: Gucci / Giacca: Hotel Style / Pantaloni: Zara